Le alte temperature di quest’inverno e le scarse precipitazioni dell’ultimo periodo hanno causato un preoccupante calo del livello idrometrico del grande fiume.
Per vedere così poca acqua nel Po bisogna di solito attendere l’estate. Invece accade che il grande fiume sia già oggi, a pochi giorni da marzo, l’ombra di se stesso. E non occorre essere esperti per rendersene conto. Basta un colpo d’occhio dai ponti che conducono dalla sponda oltrepadana a quella con i territori del Pavese e della Lomellina per rendersene conto.
Eppure la situazione sembra essere ancora più complicata. In base ad un recente monitoraggio eseguito da Coldiretti, il livello idrometrico del Po al Ponte della Becca è di -2,4 metri, lo stesso di metà agosto dello scorso anno. Sono gli effetti – scrive in una nota la Coldiretti – del grande caldo e dell’assenza di precipitazioni significative in un inverno quasi bollente con una temperatura che fino ad ora in Italia ha superato di 1,65 gradi la media storica (Fonte Isac Cnr, su dati relativi al mesi di dicembre e gennaio).
La situazione anomala provocata dall’aumento delle temperature e dalla diminuzione delle precipitazioni ha spinto l’Autorità distrettuale di bacino a convocare per il 6 marzo prossimo l’Osservatorio sulle crisi idriche. Anche perché, pare – e il condizionale è obbligatorio quando di mezzo ci sono le previsioni meteo – non si prevedono precipitazioni se non di scarsa entità in tempi brevi, per cui potrebbero verificarsi ulteriori riduzioni dei livelli idrometrici anche del 20%.
L’Italia diventa tropicale?
L’eccezionalità degli eventi atmosferici – spiega Coldiretti in una nota – è ormai diventato un fatto normale anche in Italia, confermando nel nostro paese la tendenza alla tropicalizzazione. Secondo Isac/Cnr, che effettua le rilevazioni dal 1800, il 2019 è stato il quarto anno piu’ caldo dopo i record registrati negli anni 2014, 2015 e 2018. L’andamento anomalo di questo inverno conferma i cambiamenti climatici in atto che si manifestano con eventi estremi e sfasamenti stagionali che sconvolgono i normali cicli colturali ed impattano sul calendario di raccolta e sulle disponibilità dei prodotti che i consumatori mettono nel carrello della spesa. Coldiretti stima una perdita in Italia di oltre 14 miliardi di euro nel corso del decennio tra produzione agricola nazionale, strutture e infrastrutture rurali.
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